Ci si auspica sempre che qualsiasi campagna elettorale sia basata sul fair play. Soprattutto, che i candidati e le candidate siano giudicati, valutati e commentati per il merito, il programma e le proposte.
Abbiamo visto in queste settimane che ancora una volta questa buona pratica dettata dal semplice buon senso risulta difficile da applicare.
In particolare, ciò avviene quando si parla di candidate donne
I recenti insulti a sfondo sessuale alla Consigliera del Municipio IV Claudia Benassi, quelli ricevuti dall’Assessora Paola Bordilli a inizio campagna elettorale sono un esempio di come quando sono le donne a scendere in politica l’offesa e l’attacco è sulla persona e ad insinuare illazioni sulla loro vita personale.
Non basta il giudizio per il trucco, i capelli, il modo di vestirsi, quanto spesso si sorride, se si è troppo assertive (cosa che viene percepita come aggressività)… Gli insulti a sfondo sessuale sono un attacco particolarmente viscido, perché oggettivizzano una volta di più le donne che si permettono di fare attività politica.
Questo una volta di più succede con i social media
Nelle scorse ore, la candidata al consiglio municipale Centro Est Francesca Coppola ha denunciato di aver deciso di non accettare più messaggi e richieste di amicizia su Facebook da uomini almeno fino al termine della campagna elettorale perché stanca del catcalling, delle avances e, quando queste vengono rifiutate, di insulti, minacce e quant’altro. La sua denuncia sui social ha raccolto la conferma di molte altre candidate che stanno subendo attacchi dello stesso tipo.
Il fatto che succeda a candidate di sinistra come di destra inoltre dimostra che il problema è non solo sistemico ma che trascende il colore politico. La presenza delle donne in politica disturba evidentemente in modo bipartisan, ed è per questo che tutte le donne, a prescindere dalle convinzioni personali, devono parlare e rifiutare che questi atteggiamenti siano minimizzati o ignorati perché maniman è sempre successo o fintanto che succede a donne della parte opposta.
Come donne di UDI, vogliamo stare accanto alle candidate e dire basta. Basta con le mani sulle donne, con le scritte offensive, con i fischi, con le derisioni e con il sessismo diffuso. Basta con i vomitevoli e sgraditi apprezzamenti non richiesti e con gli insulti e le minacce quando le donne decidono di ribellarsi.
Per ogni donna stuprata e offesa, siamo tutte parte lesa
Questo uno slogan è stato lanciato diversi anni fa. Vogliamo rilanciarlo nell’esprimere solidarietà alle candidate alle prossime elezioni comunali che sono oggetto di attacchi personali.
L’UDI è a disposizione per ogni azione che contrasti questi atteggiamenti. Raccogliamo le testimonianze e svolgiamo un’azione di messa al bando di questi gravi atteggiamenti intimidatori.
UDI Genova